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La felicità è nell'imperfezione delle cose. Ma alle nostre menti non piace!

Tra le illusioni più pericolose vi sono di certo quelle che Ellis, uno psicologo, definiva le pretese assolute: "io devo sempre fare bene, tu devi sempre trattarmi bene, la vita deve essere facile". Secondo l'autore, è un bisogno innato degli uomini, vivere secondo questa logica. Questo atteggiamento è diventato ancora più rigido e inflessibile per via del linguaggio e delle sue peculiarità. Una recente teoria del linguaggio, Relational Frame Theory (RFT), studiando il modo in cui gli esseri umani ragionano ed agiscono, ha permesso di far luce sul modo in cui la nostra mente sviluppa di continuo delle regole verbali "devo sempre essere felice" e di come queste regole guidino di conseguenza le nostre emozioni e le nostre azioni.


Secondo la regola che "devo essere sempre felice", di fronte ad un momento in cui riconosco di non esserlo come vorrei, è probabile che possa vivere uno stato di sconforto, interrogarmi sul motivo per cui non lo sono, sulla possibilità di non esserlo mai come vorrei. Da questo tipo di "dialogo interiore" comune e del tutto normale, si originano la gran parte delle sofferenze emotive di cui soffriamo noi esseri umani.


Nel mondo, nella vita di ognuno degli esseri umani che hanno abitato la terra nel corso della sua storia, non è mai esistito un solo uomo che abbia vissuto la vita senza dolore e sofferenza, nessuno che abbia potuto godere, in ogni istante, di uno stato di appagamento e di quel senso di felicità che la nostra mente cerca con tanto impegno.


"Emozioni, pensieri negativi" ed ogni altro tipo di sensazioni sono un aspetto normale e del tutto comune della vita media di un uomo medio,


Spesso la nostra mente agisce nel tentativo di evitare o ridurre la sofferenza, suggerendoci di agire ed intraprendere tutte quelle scelte che potrebbero metterci al riparo da ciò che ritiene pericoloso.  Anche se inizialmente abbiamo l'impressione di essere fuggiti dal dolore, alla lunga, l'unico effetto che otteniamo è quello di vivere una vita povera di tutte quelle opportunità e circostanze che la renderebbero ricca e vicina ai nostra valori.


Immaginate, prima di uscire di casa per incontrare i vostri amici, che la vostra mente vi faccia immaginare che uno di loro possa accorgersi che ultimamente non siete più la persona di un tempo e criticarvi mettendovi in imbarazzo.


Se a questo pensiero deste grande rilevanza e peso, cosa pensate che fareste?


Uscireste con i vostri amici o rimarreste a casa?


Se dovessi dare io una risposta direi che rimarrei a casa al sicuro, lontano dall'imbarazzo o da ogni altra emozioni negativa. Al sicuro.


Che impatto avrebbe questo nella mia vita?


Se scegliessi di agire sempre in questo modo, se scegliessi di uscire solo quando sicuro che non accadrebbe nessun imprevisto, è molto probabile che le mie relazioni si impoverirebbero, si ridurrebbero le opportunità di stare con i miei amici. La mia vita sarebbe di certo più povera.


Quando la nostra mente cerca la perfezione, cerca di fuggire dagli imprevisti e dalla sofferenza, ma rinunciamo anche a tutti quei valori che la rendono significativa.


La domanda non è perchè vivere una vita imperfetta, ma..


Per cosa valga la pensa accettare di vivere una vita imperfetta e intrisa anche di dolore e sofferenza?


I valori.. solo i valori possano dare senso a questa scelta!

Salvatore Torregrossa Psicologo Psicoterapeuta Cognitivo Comportamentale a S.Cataldo e Caltanissetta

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