La mente Simpatica

La Mente Simpatica è uno spazio digitale in cui ho scelto di condividere alcuni spunti e riflessioni rispetto ad argomenti e concetti rilevanti nel contesto clinico e psicologico. Il termine  simpatica non si riferisce alla capacità della nostra mente di essere ironica o suscitare un sorriso, quanto alla sua predisposizione a cogliere dall’ ambiente ogni possibile segno di pericolo e metterci nelle condizioni di poterlo gestire al meglio, nella maggior parte dei casi evitandolo con la fuga. Proverò ad utilizzare un linguaggio poco tecnico ma no per questo rinuncerò a quelle sfumature di scientificità che ritengo debbano sempre essere al centro di ogni argomentazione in ambito psicologico, non sono le opinioni, infatti, che dovrebbero guidare gli interventi del clinico o dello psicoterapeuta quanto le certezze che solo la medicina e nello specifico le neuroscienze possono garantire.

Depressione post partum, riconoscerla per affrontarla efficacemente

Il parto, evento unico e straordinario

 

L’attesa e la nascita di un figlio sono tra gli eventi, se non l’evento, più importante, emozionante e rilevante nella vita di una famiglia e soprattutto della donna. Mesi di incertezza, sogni e paure, trasformazioni fisiche e corporee, rinunce e sacrifici! Per la donna è come salire sulle montagne russe, la gravidanza, nella maggior parte dei casi, prende il sopravvento attraverso la sua componente ormonale, emotiva e comportamentale. ll corpo della donna e il suo profilo biologico, oltre che la vita in genere, si modifica per sempre e non c’è un modo per tornare ad essere la donna prima del parto, una mamma rimane una mamma al di là del destino del proprio figlio, a breve medio e lungo termine. Il parto è l’evento biologico per eccellenza, qualcosa di straordinario e ineguagliabile!

 

Baby Blues e depressione post partum, le stime

 

La maggior parte delle donne, pur a fronte di un contesto con alto indice di problematicità, affronta efficacemente l’esperienza del parto e a tutti i cambiamenti che promuove. Tra queste donne, alcune presentano crisi di pianto, sbalzi d’umore, senso di inadeguatezza, labilità emotiva e vulnerabilità. Anche in questo caso si tratta di aspetti comuni e non patologici, a carattere transitorio e variabile. Questa condizione prende il nome di Baby Blues, si manifesta di solito nei primi giorni dopo il parto con una percentuale del 50-80% delle donne partorienti, e si risolve spontaneamente. Se i sintomi continuano oltre i 10-15 giorni e non si risolvono si potrebbe trattare di una depressione post partum, ossia un quadro in cui la sintomatologia definita Baby Blues si mantiene durante il primo anno di vita del bambino ed in questo caso si tratta di una patologia psichiatrica a carattere depressivo da non sottovalutare. Una delle caratteristiche della depressione post partum  la descrive come “depressione sorridente” e questo rende difficile la presa in carico del disturbo comportando spesso delle gravi conseguenze di cui i fatti di cronaca raccontano spesso terribili notizie.

 

Depressione post partum, fattori di rischio e conseguenze

 

I fattori di rischio sono numerosi e oltre quelli già anticipati che riguardano i cambiamenti ormonali (il progestrone in particolar modo), uno studio italiano (2017 - European Psychiatry l'articolo 'Positive screening and risk factors for post partum depression) ha individuato quali fattori rilevanti gli Episodi di ansia e depressione durante la gravidanza e un contestofamiliare/relazionale poco supportivo e accudente. Anche i problemi di salute insorti per complicanze durante il parto o problemi di salute del neonato, correlano positivamente con una sintomatologia depressiva successiva al parto.Un altro importante studio (Prevenzione ed intervento precoce per il rischio di depressione post partum. Progetto realizzato con il supporto finanziario del Ministero della Salute) ha posto in rilievo il ruolo del temperamento del bambino alla nascita, soprattutto quando questo risultava essere “difficile” e facile al pianto, la difficoltà a gestire l’allattamento, e quando a questo quadro si associava uno scarso apporto del partner.

 

Quasi tutti gli studi sono concordi nel ritenere che questi altri fattori sono rilevanti nella futura comparsa di una sintomatologia depressiva:

 

-      Avere sviluppato il baby blues in una precedente gravidanza o essere stata depressa almeno una volta nella vita;

-      Avere sviluppato una depressione post partum in una precedente gravidanza;

 

In casi estremi, circa 2,3 donne per ogni 100.000 nati vivi (Istituto superiore di sanità) agiscono condotte autolesive e suicidarie come conseguenza della depressione post partum. E’ fondamentale quindi riconoscere precocemente i segni della depressione per salvaguardare la sicurezza della madre e del neonato.

 

 

 

Infanticidio e depressione post partum, sono collegabili?

 

Il criterio temporale permette di differenziare tre diverse tipologie di comportamento aggressivo:

 

  • Neonaticidio: compiuto nelle 24 ore successive alla nascita o del feto durante il parto;
  • Infanticidio: compiuto nell'arco al massimo di un anno dopo la nascita;
  • Figlicidio:   compiuto nei confronti di bambini di età maggiore di un anno ma ancora minori. Può essere compiuto sia dalle madri che dai padri.

 

Coloro che compiono figlicidio sono spesso donne gravemente depresse con alle spalle tentativi di suicidio e violenza auto diretta, dopo l’uccisione del figlio agiscono numerosi tentativi di suicidio.(Margareth Spinelli, 2004)

 

La depressione post partum, non è il primo fattore di rischio nelle circostanze in cui vengono commessi gesti estremi verso il neonato. E’ fuorviante e rischioso associare la sola depressione post partum ai casi descritti, promuove nelle neo manne sentimenti di ulteriore paura ed incertezza. In letteratura, i casi di neonaticidio si associano più comunemente ad episodi di alterazioni dello stato di coscienza in cui emergono deliri, allucinazioni frutto di vulnerabilità personali (psicosi puerperale p.es) attivate dall’intenso stress e da fattori come l’assenza di adeguato riposo notturno e di un temperamento difficile del bambino. Gli infanticidi avvengono in casi di depressione maggiore nel 10% circa dei casi, un fattore rilevante è l’ alessitimia e l’assenza di empatia nei confronti del bambino, il che genera un circolo vizioso in cui il pianto non attiva l’accudimento della madre la quale si espone ad una più alta frequenza del pianto poiché il bambino, non essendo accudito, continuerà a piangere.

 

 

 

Quali prospettive?

 

Il trattamento è oggi l’approccio più efficace e comune, pur consapevoli che la prevenzione rimanga la strategia più opportuna ed in grado di ridurre rischio recidive e soprattutto le condotte rischiose a cui spesso la depressione post partum si associa. Un intervento di prevenzione primaria trova la sua naturale collocazione nei corsi pre-parto, la presenza di uno psicologo esperto e la partecipazione del partner agli incontri permette di accrescere la conoscenza dei fattori di rischio che anticipano i fatti più estremi, e di attivare campagne di screening in grado di rilevarne la presenza o potenziale presenza. Questo tipo di intervento è l’unico in grado di favorire la precoce ed efficace presa in carico della neomamma.Un intervento dopo la nascita ha già in se un carico di rischio che potrebbe concretizzarsi nell’atto, la stessa presenza del bambino con tutto il carico di stress che comporta, potrebbe portare a sottovalutare la sintomatologia interpretandola come normali conseguenze dello stress e stanchezza.

 


La depressione post partum secondo la psicoterapia cognitivo comportamentale ACT

 

Qualunque sia il fattore di rischio che ha portato la donna a sviluppare una configurazione mentale compatibile con la depressione post partum, è comune che la donna faccia esperienza di pensieri automatici e sensazioni che non le sono familiari e che quindi vive con rifiuto ed allarme.Tra i pensieri che destano maggiormente più allarme si riscontrano pensieri automatici negativi che descrivono il futuro difficile da affrontare o sostenere, che pongono al centro delle ideazioni le proprie abilità o competenze rispetto alla gestione del bambino o sull’impatto che potrebbe avere la gravidanza sul contesto di vita sociale, e in questo caso i pensieri riguardano il giudizio o la stima che la persona si aspetta di ricevere o perdere in funzione della gravidanza. A fianco alle esperienze descritte, si colloca in modo nettamente più intenso e sofferente il contenuto dei pensieri ossessivi che pongono la madre nella possibilità di fare del male al bambino, di perdere il controllo o altro di simile ed in funzione delle sfere valoriali coinvolte. Queste ideazioni, a cascata, producono quelle che secondo la Relational Frame Theory si chiamano risposte derivate, ossia la donna non ha alcuna evidenza concreta o relazionale di quanto pensa in seguito, ma è sufficiente pensarlo e che questo pensiero abbia una qualche rilevanza per il sistema valoriale della persona che si inneschi un circolo vizioso che spesso determina il disturbo depressivo, come reazione estrema di fronte ad una circostanza ritenuta inaccettabile o dalla quale non si percepisce avere vie d’uscita.

 

Il trattamento ACT

Secondo l’ACT, le persone tendono a fondersi e farsi influenzare dalle loro esperienze private, identificandosi con loro e trattandole come se contenessero verità assodate. Tale contesto “psicologico”promuove  atteggiamenti disfunzionali, evitamenti e a lungo andare l’impoverimento delle principali aree di vita,lavorativa, affettiva, relazionale, tempo libero, etc. Mantenendo alti livelli di coerenza verso la convinzione che i vissuti interni problematici siano aspetti su cui è necessario intervenire, che possano essere modificati o ridotti attraverso apposite strategie o atteggiamenti mentali, le persone rimangono spesso intrappolate nei loro contenuti ed esperienze. A lungo andare le persone perdono di vista i loro obiettivi e valori.  L’ACT mira a interrompere la fusione che le persone hanno con le loro esperienze private e incoraggiare invece ad accettarle in modo che possano tornare a perseguire ciò che è veramente significativo per loro, garantendo al contempo i più alti livelli di benessere e la qualità della vita delle madri e dei neonati.

L’intervento terapeutico, sia prima che dopo la nascita, ha come obiettivo quello di favorire un profilo cognitivo orientato ad accettare l’esperienzaprivata (pensieri, emozioni, sensazioni) da una posizione di distacco e no di fusione, consentendo alla mamma di perseguire i propri obiettivi in direzionedei propri valori. Aspetti essenziali del lavoro terapeutico sono:

  1. Riconoscimento e consapevolezza di pensieri e sentimenti automatici mentre si manifestano    
  2. Apertura e disponibilità all’esperienza interna;
  3. Distanziamento dal contenuto dei pensieri che vengono trattati come prodotti della nostra mente e non verità oggettive;
  4. Sperimentare l’assenza di controllo sui pensieri e le emozioni;
  5. Vivere le emozioni e le sensazioni con flessibiltà sperimentando l’efficacia delle proprie scelte ed atteggiamenti anche in presenza di vissuti intensi;
  6. Impegnarsi per i propri valori e obiettivi piuttosto che vivere secondo ciò che pensieri e sentimenti automatici possono suggerire;

Una componente tipica dell’ACT che non è inclusa in questo elenco è la "disperazione creativa”ossia l’agenda di controllo che guida atteggiamenti di evitamento e rassicurazione come modalità di fronteggiamento dell’ esperienza interna. (vedi Hayes et al., 1999).  La mamma che pensa di non essere una mamma in grado di mantenere la sicurezza del proprio bambino, magari pensando che potesse fare lui del male, eviterà di tenerlo in braccio, di tenerlo in braccio in luoghi alti e pericolosi.Questi atteggiamento vengono definiti “disperazione creativa” e sono contenuti nell’agenda di controllo attraverso cui la mamma prova a mantenere la propria sicurezza e quella del bambino,

 

Se al termine di questo articolo riconosci in te o in un familiare o amico a te vicino i fattori di rischio che abbiamo affrontato, parlane subitocon un medico o una persona di fiducia, potresti salvare la vita di qualcuno a te caro!

Potrebbe esserti utile anche un questionario che permette di quantificare il rischio di trovarsi in uno stato depressivo.

 

https://postpartale-depression.ch/it/questionario.html

Può essere utile compilare il questionario più volte nel primo anno dopo lanascita, con un intervallo minimo di 2 settimane. Può anche essere usatodurante la gravidanza. Qualora si riscontrasse un punteggio elevato, èopportuno contattare uno specialista.

 

Bibliografia:

 

Manuale (ACT)per la prevenzione del disagio e della depressione post partum - Espen Klausen, M. S.Università del Wisconsin-Milwaukee

Traduzione italiana a cura di Chiara Rossi Urtoler

Consultabile al link:

https://assets.website-files.com/58be906764167da73c14f01c/6560d86118646b2cccb0bb56_Manuale-ACT-per-Disagio-e-Depressione-PostPartum-OK.pdf

 

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