Approccio Cognitivo Comportamentale Classico

Le 30 tesi della CBT


Questo documento, che elenca le tesi in cui ci riconosciamo come terapeuti cognitivo-comportamentali e soci di CBT-Italia, è stato elaborato da una commissione composta da: Paolo Moderato, Giovanni Maria Ruggiero, Nicola Marsigli, Nicola Lo Savio. Ringraziamo anche alcuni soci per i commenti e i suggerimenti che hanno contribuito a perfezionarlo: Gianluca Calì, Gabriele Caselli, Davide Carnevali, Diego Sarracino, Roberto Anchisi, Michele Pennelli, Alessandra Iuliano.


  1. La CBT è un modello scientifico aperto e cumulativo, basato sull’intersoggettività, che prevede e consente la verifica empirica.
  2. La CBT affonda le sue radici nel terreno della psicologia sperimentale -comportamentale e cognitiva- nel seminale lavoro clinico di psicologi e psichiatri, che, a partire dagli anni ’50, hanno contribuito a sviluppare nuovi modelli di intervento. Nel corso del tempo ha accolto contributi da altri modelli terapeutici, compresi quelli umanistici, nell’arco di tre generazioni.
  3. La CBT ha dato vita ad un vasto panorama di interventi, che possono essere rappresentati come un arcipelago. Alcune isole sono vicine tra loro e facilmente interconnesse, altre più distanti e differenti. Osservando le isole dell’arcipelago si scorgono caratteristiche affini e segni di un’origine comune, di un terreno condiviso, e una tensione ad estendersi verso nuove traiettorie.
  4. All’interno della CBT le tensioni fra diverse espressioni sono segnale di una comunità incline alla ricerca e al dibattito scientifico, e rivelano la presenza di un corpus culturale, epistemologico e teorico vasto e variegato.
  5. Nella CBT coesistono diverse visioni del mondo, che danno vita a modelli di intervento con caratteristiche diverse.
  6. Nel mondo CBT la visione dell’uomo poggia su una prospettiva bio-psico-sociale e su una cornice di riferimento cognitivo-funzionalista, punto di equilibrio fra differenti epistemologie e visioni del mondo.
  7. Per la CBT l’esperienza umana consiste in tutto ciò che la persona pensa, prova e sente, anche a livello fisiologico, e fa in interazione con il suo contesto.
  8. Nella CBT un tema chiave è la relazione tra cognizione, emozione e azione. Questa relazione si declina in modalità differenti nei vari modelli clinici.
  9. Nella CBT si possono distinguere il livello dei processi oggetto di osservazione, il livello dei paradigmi e dei modelli, il livello dei principi, un livello tecnico-procedurale.
  10. Nella CBT si assume la presenza di processi e contenuti inconsapevoli, e si considerano gli stessi relativamente accessibili alla coscienza e significativamente regolabili a livello consapevole.
  11. Lo scopo della CBT è sviluppare modelli e metodi per comprendere, prevenire e alleviare la sofferenza umana, e per promuovere la qualità di vita, attraverso l’apprendimento di strategie di accettazione e cambiamento.
  12. Per la CBT l’esperienza dell’uomo e la sua sofferenza sono comprensibili alla luce dell’interazione fra l’uomo e il suo contesto storico ed attuale. Il terapeuta favorisce la formulazione di ipotesi per la comprensione della sofferenza.
  13. Nella CBT i modelli eziopatogenetici e i modelli di teoria della cura sono espressione del dialogo fra la ricerca di base sui processi fisiologici e psicopatologici umani, l’osservazione clinica e lo studio sull’efficacia e l’efficienza degli interventi clinici.
  14. La CBT racchiude interventi evidence-based, che tengono conto dei valori, preferenze e contesto del paziente, delle prove di efficacia presenti in letteratura e dell’esperienza del clinico che li dispensa.
  15. La CBT è stata, inizialmente, applicata al trattamento della depressione e dei disturbi d’ansia. Nel corso del tempo, un accurato studio degli aspetti centrali dei principali disturbi psicopatologici ha permesso di creare protocolli per il loro trattamento. Successivamente sono stati sviluppati interventi transdiagnostici e processo-specifici.
  16. La CBT può essere applicata a singoli, a coppie o a gruppi, e si rivolge all’intero ciclo di vita.
  17. Nella CBT la terapia è un processo collaborativo, attivo ed esperienziale, che ha luogo in un setting vis à vis.
  18. Nella CBT terapeuta e paziente sono esistenzialmente sulla stessa barca. Accettano di assumere due ruoli specifici e complementari. Si pongono su un piano paritario, anche se il terapeuta si assume la responsabilità di condurre la terapia.
  19.  Nella CBT l’alleanza terapeutica si fonda sull’empirismo collaborativo, sulla condivisione della formulazione del caso e sull’accordo esplicito di obiettivi.
  20.  Nella CBT il terapeuta condivide il razionale di terapia.
  21.  Nella CBT la relazione terapeutica è il processo interpersonale creatosi dall’interazione dei repertori cognitivi, emotivi e relazionali del paziente e del terapeuta. Stando a contatto con l’esperienza del momento presente, il terapeuta può comprendere e monitorare tale processo, condividendolo con il paziente.
  22. Nella CBT la relazione terapeutica è il contesto in cui il terapeuta aiuta il paziente ad esplorare e ampliare le prospettive, credenze su di sé, sugli altri/il mondo, sul futuro/sul passato e a entrare in contatto con motivazioni, scopi e valori; il terapeuta promuove nel paziente nuove modalità di relazione con la propria esperienza, per favorire una buona qualità di vita.
  23.  La CBT promuove nel paziente una lettura psicologicamente orientata della sua esperienza tramite un approccio educativo ed esperienziale.
  24. Nella CBT, attraverso la scoperta guidata, il terapeuta aiuta il paziente a discriminare cognizioni, emozioni, azioni e a comprendere che queste risposte sono apprese; il terapeuta favorisce l’identificazione di relazioni funzionali fra queste e il contesto, allo scopo di promuovere consapevolezza, flessibilità e direzionalità esecutiva.
  25.  Nella CBT gli obiettivi terapeutici sono esplicitati e frutto di un accordo tra terapeuta e paziente e possono essere ridefiniti nel corso della terapia. Essi sono conseguenti alla formulazione del caso condivisa, che tiene conto dei valori personali del paziente. È possibile anche, in base agli obiettivi condivisi, prevedere una ragionevole durata del trattamento.
  26. La CBT prevede una fase di assessment e una fase di trattamento. La formulazione del caso rappresenta sempre il perno tra le due fasi e la bussola dell’intervento, anche in un’ottica di prevenzione delle ricadute.
  27. Nella CBT la formulazione del caso si configura come una rappresentazione sufficientemente coerente dell’esperienza unica del paziente alla luce di specifici modelli di funzionamento, utili a definire obiettivi e a selezionare strategie terapeutiche.
  28. Nella CBT il cambiamento del paziente è promosso attraverso l’uso di tecniche e procedure codificate, la cui efficacia sia basata su evidenze scientifiche. Le tecniche possono essere classificate in interventi cognitivi, esperienziali, comportamentali e relazionali.
  29. Nella CBT una prassi comune è condividere l’agenda della seduta e alcune pratiche o azioni da svolgere tra una seduta e l’altra, cosi che il paziente possa esercitare e sperimentare quanto emerso in seduta.
  30. Nella CBT il terapeuta valuta i progressi del paziente attraverso un monitoraggio pre-post o sistematico sessione per sessione. Queste operazioni prevedono la scelta di misure (di processo, di esito, di alleanza terapeutica), l’uso di test, questionari, rating scale, coerenti con i cambiamenti ricercati. È possibile, inoltre, valutare e monitorare l’efficacia e l’efficienza della terapia e dei propri trattamenti dotandosi di disegni sperimentali e/o quasi sperimentali opportunamente implementati sia su più soggetti (es. trial clinici randomizzati), sia sul singolo paziente (es. disegni a caso singolo).



Fonte:

https://www.cbt-italia.it/le-30-tesi-della-cbt/

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