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Rimpianti e rimorsi, la dominanza del passato sul qui e ora.

Il pensiero è uno stupendo strumento, ha permesso a noi esseri umani di gestire i pericoli senza necessariamente farne esperienza, di stringere relazioni, di raccontare le nostre esperienze imparando da esse, a risolvere problemi prima ancora che essi si presentino, a gestire luoghi e situazioni in cui non siamo fisicamente presenti.
Tutte queste circostanze hanno rappresentato dei preziosi vantaggi per il genere umano ,contribuendo a renderlo la specie dominante sul pianeta terra.

Non tutto oro è quel che luccica purtroppo.

Accanto a grandi vantaggi, il pensiero, e tutti i processi ad esso collegati, hanno determinato dei costi non trascurabili con un impatto notevole sul benessere di ogni singolo individuo.

Uno degli atteggiamenti mentali più comuni, causa di disagio e sofferenza è detto "dominanza di passato e futuro", ossia la tendenza della nostra mente ad indugiare sulle dimensioni del tempo in cui non siamo fisicamente presenti, tentando di gestire le circostanze ritenute pericolose e rilevanti rispetto ai propri scopi ed ai propri bisogni.

Un esempio molto esaustivo potrebbe aiutarci a comprendere meglio questo atteggiamento:

immaginate di trovarvi ad bivio della propria vita in cui siete chiamati a prendere una scelta importante, di quelle scelte in cui ognuna delle opzioni rappresenta un'alternativa valida.
Dopo aver agito è probabile che la vostra scelta non si riveli quella giusta, e questo determinerà probabilmente un senso di rimpianto e rimorso.

Quando rimpiangiamo delle scelte del passato stiamo adoperando il nostro pensiero nel tentativo di esercitare una forma di controllo sulle scelte agite in passato, cercando di ridurre lo stato di sofferenza che le nostre scelte hanno determinato nel momento presente.

Quando indugiamo sul passato, non stiamo gestendo circostanze realmente presenti, stiamo piuttosto gestendo l'idea, il pensiero di quelle circostanze. Questo atteggiamento provoca un vissuto emotivo ancora più intenso della realtà dalla quale tentiamo di fuggire, innesca ulteriori processi che mantengono, o addirittura peggiorano, lo stato di malessere.

"Sono un fallito";
"Non ho mai combinato nulla di buono";
"Avrei dovuto prestare più attenzione";
"Avrei dovuto capirlo";

Ognuna di queste frasi, verso le quali assumiamo uno stato di FUSIONE COGNITIVA, hanno il potere di innescare un ampio vissuto di emozioni negative che limitano il nostro agire, il nostro vivere.

"L'UNICO MODO IN CUI AVREMMO POTUTO AGIRE, E' IL MODO IN CUI ABBIAMO SCELTO DI FARLO".

Il passato è presente nei nostri pensieri sotto forma di ricordi ed immagini, la nostra mente crede di poter esercitare un controllo sul passato rimuginando su ricordi, rivivendoli di continuo quasi fossero il nastro di una videocassetta che avvolgiamo e riguardiamo nel tentativo di scorgere particolari utili a sedare i nostri rimpianti, a trovare una spiegazione plausibile alle nostre scelte, ai nostri errori.

A volte, dopo estenuanti tentativi, riusciamo a ridurre le emozioni che creano disagio, altre volte questa strategia rende ancora più intense le emozioni e genera ulteriori disagi.

Cosa fare ?

Sarebbe bello suggerire di "non pensare al passato ma pensare al presente". Lo facciamo tutti i giorni ma falliamo quasi sempre. Le moderne neuroscienze hanno dimostrato
che quando proviamo a non fare qualcosa, come per esempio non pensare ad un pensiero, dobbiamo compiere un esercizio che implica il pensare qualcosa per poi non pensarvi più. I pensieri non possono essere spenti come si fa con l'interruttore di una lampada. La nostra mente non accetta facilmente tale circostanza e lotta quotidianamente nel tentativo di eliminare pensieri, ricordi, e di gestire circostanze ormai non più gestibili come il passato.

Lasciare andare il passato.

La strategia che l'approccio cognitivo comportamentale di 3° generazione offre, rispetto a questo atteggiamento, non consiste nella possibilità di distrarsi da un pensiero, o eliminarlo dalla nostra mente, quanto piuttosto di aprirsi alla consapevolezza che il passato non è più nel nostro controllo, che possiamo comunque agire in direzione dei nostri valori mentre nella nostra mente si affollano pensieri che vorremmo non avere.

Il problema non è "come fare a non pensare a qualcosa" quanto piuttosto in che modo dare valore ai nostri scopi ed obiettivi mentre nella nostra mente sono presenti pensieri che non possiamo eliminare.

La flessibilità psicologica è l'espressione di questo atteggiamento, indica appunto la capacità di essere presenti agendo in concreto in direzione dei nostri scopi e finalità, piuttosto che impegnarsi in attività e strategie che hanno un impatto significativo sulle nostre attività, e quindi sul nostro benessere.

Salvatore Torregrossa, Psicologo Psicoterapeuta Cognitivo Comportamentale San Cataldo Caltanissetta

July 24, 2018

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